Supponete che avessimo titolato questo articolo “BLONDET E MEYSSAN SONO I CAPI DELLA PEDOFILIA INTERNAZIONALE – L’ha Detto mio Cugino che lo Ha Saputo da Fonte Sicura”: di sicuro ci sarebbe stato che i suddetti si sarebbero imbufaliti e, minimo minimo, Umanità Nova si sarebbe ritrovata una denuncia per diffamazione. Avrebbero d’altronde avuto ragione: affermazioni così gravi non si fanno in base a sentito dire, vaghe assonanze generiche, impressioni soggettive, falsificazioni e quant’altro ma si devono adeguatamente argomentare, anzi dimostrare – altrimenti si tratta di infamie. Il problema è che loro due – in cattiva compagnia di altri meno noti – stanno facendo esattamente questo per ciò che riguarda l’azione politica e sociale dell’YPG e dei compagni, particolarmente di area libertaria, che stanno mettendo a rischio le loro vite per aiutare le popolazioni del Rojawa a liberarsi dal Daesh ed a costruire una società socialista e libertaria.
Riassumiamo le tesi in questione, partendo da quelle di Thierry Meyssan contenute nel suo articolo “Le Brigate anarchiche della NATO”.[1] Il giornalista e politologo francese inizia con il ricostruire genericamente la storia del PKK per giungere ad affermare che “All’inizio della ‘primavera araba’, Öcalan ricostituì dalla sua cella il PKK, fondandolo su una nuova ideologia. Dopo negoziazioni segrete con la NATO nella prigione d’Imrali, Öcalan abbandonò il marxismo-leninismo per abbracciare il ‘municipalismo libertario’. L’uomo che aveva da sempre lottato contro la Turchia per uno Stato indipendente, il Kurdistan, giudicava ora lo Stato in quanto tale strumento di oppressione.” Ora, ognuno ha i suoi interessi nella vita: tra quelli di Meyssan non deve essere presente l’esegesi delle opere di Öcalan e dell’evoluzione storica del suo pensiero in senso libertario che, nonostante quello che Meyssan afferma, è iniziata ben prima del 2010/2011, periodo in cui sarebbero avvenute le “negoziazioni segrete” in cui il governo turco lo avrebbe convinto ad “abbracciare il ‘municipalismo libertario’”. In cambio di cosa, dato l’immutato comportamento del governo turco nei confronti del PKK e della popolazione curda, Meyssan non ce lo dice: strano, visto che la sua onniscienza lo porta a conoscere “negoziazioni segrete” di tal genere. Segrete per noi comuni mortali, ma evidentemente non per lui. Saremmo curiosi di sapere come ne è a conoscenza, ma, come spesso accadrà nel resto dell’articolo, nessun supporto alle sue affermazioni: eppure questa ed altre “negoziazioni segrete” sono il punto cardine della sua argomentazione, come vedremo tra breve. Suole dirsi che ad affermazioni straordinarie occorrono prove straordinarie: qui, però, addirittura il nulla.
Meyssan, sul punto relativo ad incontri segreti (per noi ma non per lui), è, come dicevamo, recidivo: “il 31 ottobre 2014 uno dei due copresidenti dello YPG, ramo siriano del PKK, Salih Muslim, incontrò segretamente all’Eliseo il presidente francese François Hollande e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Gli fu promesso che sarebbe diventato capo di Stato se avesse accettato di impegnarsi a ricostituire il Kurdistan… in Siria.” Ancora una volta, oltre alla facile ironia sull’onniscienza del nostro, non si capisce cosa ci vadano a fare i militanti YPG a queste riunioni con il governo turco, dato che questi prosegue imperterrito nella sua politica repressiva, ma, soprattutto, non si capisce il senso di una simile richiesta, rivolta in un momento (l’assalto a Kobane iniziò il 13 settembre 2014) in cui sembrava che l’YPG stesse per venire travolto dalle forze del Daesh.[2]
Come che sia, Meyssan così prosegue: “Immediatamente ebbe inizio il sostegno allo YPG della Coalizione internazionale, appena creata dagli Stati Uniti con il pretesto di combattere Daesh, in denaro, formazione, armi e inquadramento militare. Vennero messi in soffitta gli improperi contro Washington, diventato ora un alleato così utile. L’organizzazione curda cominciò quindi a espellere gli abitanti dalle regioni che aveva adocchiato.” Non vorrei dire, ma credo che anche Meyssan, che si dichiara antifascista, se stesse affogando ed un neonazista, sia pure per interessi meschini, si tuffasse per aiutarlo, eviterebbe di lanciargli improperi. In ogni caso, è notorio come nei primi tempi il sostegno statunitense fu solo ed esclusivamente aereo e che “denaro, formazione, armi e inquadramento militare” erano riservati alle forze dell’Esercito Siriano Libero ed ai Peshmerga. Ma la cosa più grave, ovviamente, è l’affermazione che l’YPG pratichi una sorta di “pulizia etnica” nelle regioni sotto il suo controllo, evidentemente allo scopo di renderlo esclusivamente abitato dai curdi.
In questo caso Meyssan e compagnia – era ora – mettono in ballo qualche pezza d’appoggio: peccato che sia farlocca. Stiamo parlando del famigerato rapporto di Amnesty International su pretesi crimini di guerra dell’YPG:[3] ci spiace che Meyssan e cattiva compagnia non abbiano avuto, evidentemente, avuto modo di leggere le numerose, profonde e ragionevoli critiche allo stesso.[4]
“Poiché fino a quel momento non c’era stata alcuna battaglia dello YPG contro Daesh, gli Stati Uniti misero in scena un terribile scontro a Aïn al-Arab, per l’occasione ribattezzata Kobanê, in kurmanji. La stampa internazionale venne invitata all’avvenimento senza però metterla in pericolo. Aïn al-Arab si trova sul confine tra Siria e Turchia, così i giornalisti poterono seguire la battaglia con il binocolo, dalla Turchia. Non si sa cosa sia davvero accaduto ad Aïn al-Arab poiché la stampa non fu mai autorizzata a mettervi piede. Esistono tuttavia immagini filmate con il teleobiettivo che sembrano confermare la ferocia dei combattimenti. Comunque sia, l’Occidente unanime ne trasse la conclusione che i curdi erano gli alleati di cui avevano bisogno per combattere Daesh e Siria.”
Qui il tono è affabulatorio (in senso psichiatrico…). A parte che il Daesh aveva già incontrato in battaglia formazioni YPG, prima si parla di una “messa in scena” della battaglia di Kobanê con i giornalisti tenuti lontano per non notare la finzione, poi si afferma che le immagini fatte con il teleobiettivo confermano la realtà dei combattimenti. La cosa però più eclatante è la “unanimità” con cui l’Occidente avrebbe, nella mente affabulatrice di Meyssan, sposato la causa dei combattenti dell’YPG. Sicuramente chi era a conoscenza dei fatti, data la terribile fama del Daesh, giungeva facilmente a simpatizzare con l’unica forza che lo affrontava coraggiosamente sul campo: ma si trattava di una minoranza. Tutti noi ricordiamo come in quel periodo le notizie in merito erano pressoché date col contagocce. Tutti noi, ma non Meyssan: vedremo più avanti, analizzando uno scritto di Blondet, come questa fandonia della massiccia copertura mediatica sia tipica degli autori che stiamo analizzando.
Meyssan poi afferma: “Come ha irreggimentato decine di migliaia di giovani mussulmani occidentali per farne degli islamisti, così la CIA ha iniziato a reclutare anarchici europei per formare Brigate Internazionali, sul modello di quelle che nel 1936 si batterono a Barcellona contro i fascisti. Il Battaglione Antifascista Internazionalista (Europa centrale), la Brigata Bob Crow (Inghilterra e Irlanda), la Brigata Henri Krasucki (Francia), le Forze Internazionali e Rivoluzionarie di Guerriglia del Popolo (Americhe), l’Unione Rivoluzionaria per la Solidarietà Internazionale (Grecia), l’Unità del Partito marxista-leninista (Spagna), tutti i gruppuscoli turchi pro-USA (DK, DKP, MLSPB-DC, PDKÖ, SI, TDP, TKEP/L, TKPML), per citare i più in vista, sono truppe supplementari dello YPG/NATO.”
Ancora una volta restiamo meravigliati dall’onniscienza del nostro. Pensavamo che bastasse la sola notizia che da qualche parte del mondo si stesse cercando di realizzare una qualche sorta di comunismo libertario per mobilitare un certo numero di anarchici ed anche di marxisti e portarli autonomamente ad essere lì: invece ci sbagliavamo e la CIA ha dovuto sguinzagliare i suoi agenti per il mondo intero allo scopo di reclutare i militanti delle attuali Brigate Internazionali. Si suppone, perciò, che siano tutti pagati dalla famigerata agenzia, dato che la passione ideologica non sarebbe stata sufficiente. Prove a sostegno? Tanto per cambiare, zero. Ci aveva fatto sperare una nota[5] a fine paragrafo, ma nei testi citati nulla di concreto. Il nulla si appoggia sul nulla.
L’affabulazione però non si ferma: “La battaglia di Aïn al-Arab [Kobanê], in cui si sostiene che giovani siriani, favorevoli al Califfato, si siano opposti a giovani curdi, è costata soprattutto la vita, da una parte e dall’altra, a giovani europei in cerca di un mondo migliore.” Meyssan credo non si renda conto di avere appena detto che nella sola battaglia in questione sarebbero morti circa quattrocento combattenti filo YPG provenienti dall’Europa. Quattrocento morti di cui non si sa nulla, salvo nella solita onniscienza del nostro, che prosegue più avanti dicendo testualmente “In Siria, le Brigate anarchiche europee combattono sotto il comando degli Stati Uniti” e, sotto un video di alcuni militanti libertari operanti. La speranza si riaccende: che questi dicano qualcosa di compromettente? Ascoltata la registrazione più e più volte, insieme a persone che l’inglese lo conoscono discretamente, la speranza svanisce: le solite infamie infondate. In ogni caso, l’uso di immagini del tutto inappropriate, teoricamente a supporto delle tesi presentate, è una costante di Meyssan e cattiva compagnia (date un’occhiata ai link ai loro articoli in rete e la cosa diventa evidente).
Infine, Meyssan esplicita la sua tesi: “I programmi dello YPG siriano e dello HDP turco sono consoni alla strategia militare americana. Dal 2001 l’obiettivo a media scadenza del Pentagono è ‘il rimodellamento del Medio Oriente allargato’, ossia la spartizione dei grandi Stati in piccoli Stati omogenei, non più in grado di opporgli resistenza. Obiettivo a lungo termine del Pentagono è mettere questi piccoli Stati gli uni contro gli altri, fino a far regredire la regione nel caos. Il ‘Rojava’ non è stato proclamato Stato indipendente perché, secondo Öcalan, tutti gli Stati-nazione sono di per sé un male. Secondo la NATO, il ‘Rojava’ è giusto uno Stato autonomo che dovrà confederarsi con altri Stati autonomi che nasceranno una volta rovesciato lo Stato-nazione siriano. Secondo il teorico di riferimento del ‘municipalismo’, lo statunitense Murray Bookchin, le comunità libertarie, per funzionare in modo democratico, devono essere omogenee. Ed è in base a questo principio che il ‘pacifista’ YPG sta procedendo alla pulizia etnica del ‘Rojava’”.
Il minimo che si possa dire è che l’argomentazione è contraddittoria. Il federalismo libertario attualmente propugnato dall’YPG implica esattamente il contrario di quanto afferma Meyssan: il superamento in una logica internazionalista delle barriere etniche e dei confini statali. Altro che piccolezza e separatezza, almeno in linea di principio, per cui casomai l’esperienza del Rojawa dovrebbe essere una spina nel fianco al progetto imperialista a stelle e strisce, altro che un elemento consono… Poi, non pretendiamo che Meyssan sia un esegeta delle opere di Bookchin – d’altronde, abbiamo all’inizio visto che non lo è nemmeno di quelle di Öcalan – ma, per poco che uno ne possa sapere sull’anarchismo, dovrebbe ben immaginare che un “anarchico” il quale sostenesse che per fare l’anarchia occorre costruire comunità omogenee etnicamente – rifacendosi alla nazione in cui è vissuto Bookchin, questo significherebbe concretamente una per i bianchi, una per i neri, una per i messicani, una per i giapponesi e via proseguendo in questa sorta di iperapartheid “libertario” – sarebbe stato preso a pedate e buttato fuori dal movimento senza pensarci su nemmeno una volta, altro che essere considerato un teorico di riferimento!
Passiamo ora alle cattive compagnie di Meyssan. Maurizio Blondet è talmente entusiasta delle parole del cattivo compagno rossobruno francese che il suo articolo[6] si compone praticamente nella riedizione dell’articolo da cui abbiamo tratto le citazioni precedenti, accompagnato dai suoi commenti entusiasti – il suo interesse, comunque, è specificamente orientato verso il battaglione LGBT e, come si può immaginare, l’affabulazione regna sovrana, con tratti allucinatori.
“I media mainstream anglofoni stanno facendo sforzi sovrumani per accreditare come reale questa nuova milizia guerrigliera. Riportano che questa nuova formazione si chiama Queer Insurrection and Liberation Army (TQILA) ed è nata da una entità chiamata International People’s Guerrilla Forces (IRPGF), che a sua volta è membro di un International Freedom Battalion, un gruppo di combattenti esteri che hanno attraversato il mondo per unirsi ai miliziani curdi dello YPG in Siria. Li stanno aiutando non tanto a battere l’ISIS, quanto a creare lo stato anarco-comunista sognato dai combattenti curdi, la Rojava.”
In quello che può apparire un delirio, Blondet mostra di credere che NBC, CNN, FOX NEWS da qualche tempo trasmettano ogni giorno e magari più volte al giorno notizie (questo concretamente per un media significa fare “sforzi sovrumani”) sul battaglione libertario LGBT. Non viviamo negli Stati Uniti d’America, nemmeno in Gran Bretagna, in Canada, in Australia, ecc. ma lasciateci dubitare della realtà di questa affermazione anche senza andare a controllare sui canali satellitari. In ogni caso, di là degli stati allucinatori, anche quanto ad affermazioni infondate Blondet non scherza.
“Detto altrimenti: basta con Daesh, Al Qaeda, i jihadisti religiosi; ora la nuova creazione dei servizi occidentali è atea, anarco-comunista, ‘Né Dio né padroni’. Gli anarchici contro lo Stato Islamico’, titola esultante la rivista Rolling Stones: finalmente una causa a cui la ‘sinistra’ pop e discotecara, ovviamente atea e progressista, può identificarsi: è un bel progresso davvero, dal Corano alle brigate Finocchie. Completa di simboli, manifesti e parole d’ordine tanto tanto di sinistra.” Anche qui, come dicevamo, nemmeno uno straccio di pezza d’appoggio.
Blondet, però, pare battere di gran lunga il cattivo compagno Meyssan quanto ad ignoranza di eventi e di logica storica e politica: “Non è romantico? Che emozione, torna la guerra civile spagnola, il paradiso perduto dei nostalgici del leninismo staliniano!” Lo giuriamo, lo ha scritto lui, controllate pure. Nel frattempo, beccatevi quest’altra.
“Immediatamente armati, addestrati, stipendiati e inquadrati dagli Stati Uniti (…) gli ex militanti comunisti PKK ebbero tutta la buona stampa che i media occidentali sono stati in grado di fornire: si ricorderanno i reportages su Kobane, la cittadina siriana presa da Daesh e ripresa dai curdi in eroiche battaglie, dove si esaltavano le belle ed emancipate miliziane siriane, libere, senza velo, fotogeniche, quasi femministe.” (…) “una volta armati, inquadrati e protetti dagli Usa, i miliziani dello YPG si sono dedicati, più che alla lotta contro Daesh, all’espulsione degli altri abitanti siriani della regione che deve diventare la futura Rojava, arabi ed assiri, procedendo alla pulizia etnica della zona loro promessa. Perché certo, una società libertaria ed anarchica ha da essere etnicamente pura.” Blondet esplicita quello che Meyssan sottintendeva: non stiamo parlando di utili idioti, ci dice, al servizio gratuito degli Stati Uniti d’America, ma di agenti pagati; l’anarchia vuole comunità etnicamente pure ed è pronta alla deportazione prima ed all’apartheid dopo. Prove? Qualche indizio almeno? Cheeee?
Una cattiva compagnia minore, ma interessante è tale Piotr il cui delirante articolo – delirante persino rispetto a quelli di cui abbiamo parlato finora – mi è stato spedito da un compagno ed ora non sono in grado di recuperare la fonte. Tralasciando i punti in comune con i due soggetti precedenti, eccovi questa chicca.
“Il mondo gauchista occidentale attuale si sta rivelando essere uno degli impasti politici, culturali e antropologici più miserabili dai tempi in cui lo stesso mondo applaudiva alla sanguinaria repressione della Comune di Parigi (sia sempre onore ai Comunardi!) e qualche decennio dopo sosteneva gli assassini di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht che si opponevano all’imperialismo e alle sue guerre (e anche ai due rivoluzionari tedeschi sia sempre tributato onore!).”
Interessante riscrittura della storia, in cui i compagni applaudono a Thiers ed ai Corpi Franchi. Pensavate che, invece, fossero i bersagli delle fucilate che questi sparavano? Beh, vi sbagliavate. Lo dice Piotr e, con un nome così, non c’è da dubitarne. Ci aggiorneremo. D’altronde, Piotr porta anche le prove delle sue affermazioni (era ora, direte, che qualcuno lo facesse!): una bella foto con i soldati curdi che sventolano la loro bandiera insieme a quella del Daesh. Peccato per Piotr che, osservando anche superficialmente la foto, si nota subito che 1) i curdi della foto non sono YPG ma curdi iracheni (basta osservare la bandiera che sventolano), 2) quelli del Daesh non ci sono, ma è presente solo la loro bandiera e 3) questa è rovesciata in segno di sfregio (evidentemente è stata catturata a seguito di una battaglia vinta dai curdi iracheni ritratti). Insomma, come diceva quel tale, a volte è meglio tacere rischiando di apparire stupidi, che parlare e fugare ogni dubbio.
Di là di ogni cosa e della fragilità delle accuse (e qui sorvolo sulle richieste implicite di Meyssan e Blondet di reprimere i militanti al loro ritorno in Europa in quanto elementi pericolosi), la strategia è chiara: infanga, infanga, qualche macchia resterà.
Enrico Voccia
NOTE
[1] http://www.voltairenet.org/article197892.html .
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Kobanê .
[3] https://www.amnesty.org/en/documents/mde24/2503/2015/en/ .
[4] Vedi per esempio http://www.greenreport.it/news/geopolitica/siria-amnesty-international-denuncia-crimini-di-guerra-dei-kurdi-risponde-un-volontario-britannico/; http://contropiano.org/news/internazionale-news/2015/10/17/pulizia-etnica-in-rojava-le-ypg-curde-rispondono-ad-amnesty-international-033480
[5] “LGBT Brigades In Syria? Western Anarcho-Leftists Cutting Their Teeth With Western-Backed Kurdish YPG”, Brandon Turbeville, Activist Post, July 27, 2017. “Le Rojava, un califat d’extrême gauche ? Réseaux ‘antifascistes’ et terrorisme : le laboratoire kurde”, Observatoire des extrêmes de gauche, 16 août 2017.
[6] http://www.maurizioblondet.it/la-pace-siria-nate-le-brigate-lgbt/ .